laboratorio permanente

BURIDDA


DISORDERDRAMA

ILLOGISTICA

La Vocazione scesa dall’alto.


Circolo BARABINI di TRASTA Salita Ca dei Trenta 3 cancello Genova

SABATO
18 MAGGIO

2024
h14:00

Il secondo laboratorio di Meccanismi Manifesti analizza le evoluzioni territoriali che interessano le aree di servitù di Genova e le narrazioni ufficiali, individuando come caso studio la Val Polcevera. Tra il XX e il XXI secolo nelle città occidentali sono le periferie ad aver visto le maggiori trasformazioni urbane, passando da essere zone agricole ad aree produttive, per diventare oggi luoghi della logistica. La discussione si apre alla cittadinanza e si innesta grazie all’esperienza di Beatrice Moretti (architetto, PhD, ricercatrice tdA, UniGe DAD) Andrea Bottalico (redattore di Napoli Monitor, ricercatore, Università di Napoli), Maddalena Bartolini (sociologa, CNR – Centro Studi Medi), e all’orientamento grafico di Annalisa Gatto (graphic designer, docente NABA) e Scompiglio! (Per Inciso + TroppaTrama, Genova) 

A partire dall’età moderna, lo sviluppo urbano risponde alle esigenze del capitalismo, che prescrive una specifica organizzazione degli spazi e, nel contempo, genera aree di frizione in conflitto con chi abita le città. In tempi recenti, la trasformazione delle aree di produzione in poli della logistica svela il lato più estrattivo del capitalismo sul tessuto urbano, dimostrando come la merce è tout-court unità di misura dello spazio. Nelle periferie in particolare, questo processo dialettico risulta poco chiaro e non concluso, a detrimento dello spazio pubblico e della vivibilità urbana. Il caso della Valpolcevera è emblematico: il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione di merci generano profonde trasformazioni sul territorio, con la realizzazione di cittadelle di container, magazzini e autoparchi, ed evidenziando il ruolo di servitù della periferia rispetto alla città del consumo e dei quartieri centrali. Laddove la fine della produzione industriale avrebbe potuto restituire spazio e servizi alla città, si preferisce destinare le aree dismesse alla logistica, dimostrando come il benessere e l’interesse pubblico siano subordinati alle esigenze del mercato. In aggiunta, la pianificazione delle infrastrutture dedicate al transito di merci si esprime con logiche top-down, senza possibilità, per chi abita in Valpolcevera, di intervenire nelle decisioni istituzionali o mitigare l’impatto delle opere che condizionano e condizioneranno il loro quotidiano. 

  

Il laboratorio intende decostruire la narrazione istituzionale che, dal crollo del Ponte Morandi del 2018, propone una visione di ripartenza della città e di sviluppo economico legati a modelli del secolo scorso e non più sostenibili. Lo scopo è quello di configurare una lettura coerente con le istanze del territorio, intersecando il caso studio della Valpolcevera con altre realtà che già hanno visto queste trasformazioni. 

spazio per una critica condivisa